VADEMECUM

Not Lost in Transition

NOT LOST IN TRANSITION

Il Vademecum di LYR su Transgenderismo, Disforia di Genere e Identità Non-binarie.
a cura di Elisabetta Bertolotti e Loris Patella

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Introduzione

Questo vademecum nasce con l’intento di rompere il ghiaccio ed iniziare ad orientare il lettore all’interno dei molti interrogativi che gli argomenti inerenti al costrutto dell’identità sessuale possono suscitare.

 

Negli ultimi anni e a seguito delle più recenti acquisizioni scientifiche, il concetto dell’identità sessuale di una persona, è andato verso una maggiore complessità sia nelle sue forme che nelle sue possibili espressioni, fino a raggiungere il più recente concetto di identità di genere.

 

Pertanto, le pagine che seguono risultano dal tentativo di sistematizzare per quanto possibile tale complessità, ponendosi come un punto di partenza per una più ampia riflessione sull’evoluzione di tale costrutto e sull’impatto che può avere sulle persone, sulle famiglie, sia da un punto di vista prettamente psicologico sia dal punto di vista sociale, etico e/o giuridico.

 

Da psicoterapeut3 pensiamo, però, di poter essere utili a quelle persone, come ad es. alle insegnanti e agli insegnati, alle colleghe e colleghi psicologi e psicoterapeuti, che confrontandosi con tali tematiche si possono scoprire disorientati. Per questo, il nostro vademecum vuole essere un primo aiuto volto a trovare un modo, il più empatico e rispettoso possibile, di accompagnare tutte le persone coinvolte in un percorso di comprensione e di iniziale chiarimento rispetto a temi e bisogni identitari complessi.

 

LYR APS, come associazione che nasce e lavora per la promozione della libertà di espressione e della valorizzazione delle differenze, sente il mandato etico di conoscere, rispettare e valorizzare la complessità di questi temi, di garantire un intervento aggiornato rispetto alle attuali possibilità di affermazione della propria creatività di genere come ad esempio la non obbligatorietà degli interventi medici e/o chirurgici, aprendo la riflessione ai diversi e possibili esiti dell’affermazione di genere della persona.

In questa ottica, transitare, per l’associazione LYR APS, viene inteso più come un passare attraverso: in tale spazio d’intersezione si colloca il nostro intervento, ovvero quello di favorire momenti di riflessione sulla propria identità e affermazione di genere e sessuale.

Crediamo che, nell’incontro con professionist3 della salute psicofisica competenti, in linea con gli standard internazionali (ICD-11; WPATH), formati e che assumono un’ottica depatologizzante delle creatività di genere, la persona possa beneficiare di uno spazio sicuro verso soluzioni originali che rispettino la natura di ciascuno, senza perdersi (Not Lost) nella solitudine e nei turbamenti che il più delle volte caratterizzano questi delicate fasi di vita; cogliendo, invece, l’opportunità di riconoscersi e sentirsi validati e supportati nel costruire nuove progettualità di individuazione (in Transition).

Chi sono le persone transgender, cosa sono l’euforia e la disforia di genere e cosa si intende per identità non-binarie?

 

Con persone transgender (termine “ombrello”) si intendono quell3 individu3 la cui identità di genere non corrisponde alle aspettative e alle norme binarie tradizionali di maschile e femminile. Questa definizione può includere una vasta gamma di esperienze, nelle quali le persone non si identificano con il genere assegnato alla nascita. Solitamente, quando una persona non si riconosce nel proprio sesso biologico o nel genere assegnato alla nascita, può provare un disagio profondo, che viene definito disforia di genere (DG).

 

Pertanto, la disforia di genere viene riferita al disagio che alcune persone provano a causa della discrepanza tra il corpo e l’identità di genere percepita. Alcune persone scelgono di affrontare questo disagio ricorrendo a trattamenti medici o interventi chirurgici per allineare il proprio corpo alla propria identità di genere. Tuttavia, non tutte le persone transgender o non binarie sperimentano disforia fisica. Per alcune, il disagio può essere di natura sociale, legato al modo in cui la società percepisce e tratta il loro genere. In questi casi, si può parlare di disforia sociale di genere, situazione in cui l’incongruenza di genere percepita e affermata, non corrispondono alle aspettative sociali tipicamente dicotomiche (maschile – femminile).

 

Le identità non binarie, invece, sono persone che non si identificano esclusivamente come uomo o donna; infatti, esse includono diverse esperienze di genere come il genere fluido, l’agender, il bigender o altre identità che non rientrano nella visione binaria del genere. Molte persone con incongruenza di genere o identità non binarie non scelgono di intraprendere percorsi medicalizzati di affermazione di genere, ma possono vivere la propria identità in modi alternativi e non conformi alle aspettative sociali. Per questo è importante riconoscere che non tutte le persone con identità di genere non conforme provino disforia e che, per alcune, il focus può essere incentrato sull’euforia di genere, ovvero sul benessere che deriva dal vivere in modo autentico la propria identità.

A seguito di ciò, molte persone non binarie possono preferire l’uso di pronomi neutri come “they/them” (“loro”), attraverso un linguaggio di tipo inclusivo (ad es. utilizzando alcune declinazioni non tipicamente femminili o maschili quali “-*”, “-u”, “-ə”, “3”) fondamentale per supportare l’autodeterminazione e il riconoscimento di identità che altrimenti potrebbero vivere situazioni di invisibilizzazione e discriminazione.

 

 

Incidenza e stime

 

Sebbene in letteratura scientifica si stia dedicando molta più attenzione alle persone transgender e alle identità non binarie, rimane ancora una sfida riuscire ad avere dati certi sull’incidenza e sulla prevalenza a causa di più fattori (ad es. socio-culturali, disparità nell’accesso ai servizi sanitari, variazioni nelle metodologie di rilevazione tra i differenti Paesi).

Secondo uno studio condotto nel 2022 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e vari enti di ricerca globali, la prevalenza delle persone transgender varia tra lo 0,3% e lo 0.6% nella popolazione adulta dei Paesi occidentali. Altri studi, condotti negli Stati Uniti e in Europa, indicherebbero una prevalenza del 0,5% della popolazione.

 

Per quanto riguarda le identità di genere non binarie, le stime sono ancora più difficili da ottenere a causa delle diverse interpretazioni e definizioni nei diversi contesti culturali.

È importante sottolineare che le stime sulla prevalenza possono variare anche in base al contesto sociale, alla disponibilità di risorse mediche e all’accettazione culturale, fattori che possono influenzare la decisione di una persona di dichiarare o meno la propria identità di genere.

 

In Italia, invece, studi condotti in collaborazione tra Istituto Superiore di Sanità e altri Enti (ad es. Careggi di Firenze) sono volti a migliorare la raccolta dei dati, suggerendo che le stime globali tra chi si identifica come persona transgender o non binaria varia tra lo 0,1% e l’1% della popolazione.

Pertanto, se da una parte si assiste ad un aumento della consapevolezza pubblica e della visibilità delle persone transgender e non binarie, anche attraverso un incremento delle richieste di riconoscimento, dall’altra parte rimangono ancora imprecisi i numeri relativi ad un’accurata stima ed incidenza.

 

 

Quando compaiono?

 

L’età d’esordio delle creatività di genere, delle identità transgender e non binarie può variare notevolmente tra gli individui e nelle diverse fasi di vita. Tipicamente, le fasi in cui tali condizioni possono manifestarsi riguardano l’infanzia, la fase puberale e l’età adulta.

Le forme di espressione, la presenza o meno di un disagio connesso a tale condizione, l’ambiente familiare e culturale entro cui si manifesta e il modello degli interventi variano, quindi, a seconda dell’età a cui facciamo riferimento.

 

 

Tra 0 e 12 anni

 

Gli studi scientifici confermano che alcun3 bambin3 iniziano a manifestare una discordanza tra il genere percepito e quello assegnato alla nascita già in età prescolare, spesso intorno ai 3-5 anni, quando lo sviluppo dell’identità di genere inizia a stabilizzarsi. Quest3 bambin3 possono esprimere con chiarezza la propria creatività di genere e manifestare un forte desiderio di essere riconosciuti secondo la loro identità di genere percepita.

Alcune ricerche indicano che un’alta percentuale di bambin3 che mostrano comportamenti non conformi al genere sin da piccolissimi potrebbero non continuare ad avere una disforia di genere in adolescenza o età adulta, per cui l’evoluzione di tali manifestazioni può portare ad esiti differenti. Infatti, secondo ricerche più recenti, solo una parte di questi bambini manterrà una disforia di genere costante nel tempo.

 

Quando questa condizione viene vissuta in età infantile, alcune delle caratteristiche tipiche della sua manifestazione avviene attraverso:

  • Forte desiderio o affermazione di appartenere al genere opposto;
  • Possibile preferenza per indossare abbigliamento tipicamente dell’altro sesso;
  • Possibile preferenza per giochi e attività tipicizzati stereotipicamente in base al genere.

 

In particolare, nonostante i limiti di alcuni studi, si stima che circa il 20-30% de3 bambin3 che manifestano disforia di genere prima della pubertà continuerà a vivere una condizione di varianza rispetto al genere anche dopo la pubertà (“persisters”), assumendo un’identità transgender. Al contrario, circa un 70-80% de3 bambin3 con disforia di genere prepuberale potranno avere esiti differenti (“desisters”) (ad es. affermarsi come cisgender, persone non binarie e/o sviluppare un orientamento sessuale non eterosessuale etc.)

Particolare attenzione, invece, va posta all’orientamento sessuale: sia i persisters che i desisters possono identificarsi come eterosessuali, omosessuali, bisessuali, asessuali.

 

Il disagio associato alla eventuale creatività di genere de3 bambin3 dipende da diversi fattori e non è necessariamente presente né ne3 bambin3 né nelle famiglie, ma spesso può accompagnare tali situazioni a vari livelli e a vari gradi.

 

 

 

 

 

 

Tra 12 e 18 anni

 

La disforia di genere o la percezione di incongruenza e varianza di genere può esordire nelle fasi pre-adolescenziali e adolescenziale, in un periodo in cui i cambiamenti fisici possono aumentare il disagio corporeo. In questi casi l’esordio può essere improvviso oppure rivelare la presenza di una disforia di genere già esistente nell’infanzia, ma non necessariamente già evidenziata dall’ambiente.

 

L’arrivo della pubertà, infatti, può intensificare il senso di “disallineamento” tra l’identità di genere esperita, affermata e il corpo sessuato, portando alcun3 adolescent3 a cercare interventi medici, come l’utilizzo di “bloccanti puberali” (ovvero l’utilizzo di farmaci che sospendono temporaneamente la pubertà) seguendo alcuni protocolli clinici prestabiliti come il WPATH (World Professional Association for Transgender Health) per ampliare una finestra temporale al fine di esplorare la propria identità senza subire i cambiamenti irreversibili della pubertà.

 

Più in generale, in Italia, non ci sono ancora stime certe sul numero di accesso alle terapie con bloccanti puberali. Invece, le terapie ormonali per le persone transgender possono essere avviate generalmente a partire dai 16 anni di età, ma ci sono alcune variabili da considerare: per il minore vi è la necessità del consenso informato dei genitori o dei tutori legali e di una valutazione psicologica effettuata da una equipe multidisciplinare e competente a garanzia che le persone siano pronte ed informate riguardo le implicazioni e gli effetti dei trattamenti.

 

 

 

Dopo i 18 anni

 

Infine, esiste un gruppo di persone che inizia ad esplorare la propria identità di genere solo in età adulta, quando l’identità sessuale della persona è già strutturata e l’affermazione di genere può essere il risultato di una lunga riflessione oppure può emergere dopo che alcuni aspetti della propria vita sono abbastanza stabili (ad es. dimensione professionale e relazionale).

In questi casi, la disforia di genere può essere di tipo più sociale o psicologico, le persone possono trovarsi in situazioni familiari consolidate che spesso implicano anche il coinvolgimento dei coniugi o dei figli. Gli interventi potrebbero anche concentrarsi su aspetti di espressione di genere e non necessariamente su trattamenti medici o chirurgici.

 

Interventi medici

 

Le raccomandazioni internazionali continuano a supportare la necessità, in casi selezionati e ben valutati, di interventi medici o chirurgici in alcuni casi di disforia di genere.

In Italia, la somministrazione di ormoni che ritardano la pubertà, come gli analoghi del GnRH (bloccanti puberali), è stata autorizzata nel 2018 dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). Questo tipo di intervento è completamente reversibile e viene utilizzato per dare a3 giovan3 pazient3 (e alla sua famiglia) più tempo per esplorare la propria identità di genere, senza la pressione dei cambiamenti fisici associati alla pubertà.

 

Nella maggior parte dei casi in cui la persona prosegua nel proprio percorso di affermazione di genere in senso femminilizzante o mascolinizzante, si possono intraprendere terapie ormonali sia “classiche” sia in “microdosing”. A partire dall’ottobre 2020, l’AIFA ha inserito questi trattamenti ormonali tra quelli completamente a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) tramite le rispettive Determine n. 104273/2020 e n. 104272/2020. Questi ormoni hanno effetti parzialmente reversibili. Solitamente, rappresentano una tappa intermedia verso eventuali interventi chirurgici di affermazione di genere, i quali sono, invece, completamente irreversibili. Gli interventi medici in questo scenario hanno un impatto crescente e progressivamente più definitivo sul corpo.

 

 

Affermazione di genere legale e la carriera ALIAS

 

Il percorso di affermazione di genere, solitamente, culmina con l’affermazione di tipo legale: un momento reale e simbolico per le persone transgender e per le identità non binarie. Il più delle volte questo step può presupporre molto tempo, al termine del quale vi è la rettifica dei documenti della persona con evidenti risvolti psicologici e sociali di riconoscimento e validazione.

 

Considerato il tempo necessario per arrivare alla fase di affermazione legale del genere, uno strumento utile, messo a punto intorno al 2010 ed implementato dalle università intorno al 2014-2015, è quello dell’adozione delle carriere ALIAS.

 

Si tratta di un’opzione adottata da diversi Istituti Scolastici e lavorativi per tutelare il diritto all’identità di genere delle persone transgender o non binarie. Consiste nella creazione di un’identità amministrativa temporanea (ALIAS, appunto), che permette alla persona di utilizzare un nome diverso (nome scelto) da quello anagrafico (deadname) durante il percorso di affermazione di genere, in attesa del riconoscimento legale del genere.

Questo strumento consente di evitare imbarazzi e/o discriminazioni alle persone che vivono tali condizioni e si propone come strumento affermativo e positivo all’interno degli ambienti in cui è utilizzato.

La carriera ALIAS si applica generalmente ai documenti interni, badge e/o altri strumenti identificativi, senza alterare quelli legali. Ciò ha rappresentato e rappresenta tutt’oggi un importante passo verso il riconoscimento, ma soprattutto la valorizzazione dell’identità di genere e la promozione dell’inclusività nelle scuole, università e ambienti di lavoro.

 

Un possibile iter di affermazione di genere 

 

Proprio per l’importanza e la delicatezza di questi interventi, nel nostro modello LYR di supporto e assistenza cerchiamo di mantenere un approccio aperto ed individualizzato, evitando posizioni precostituite e pregiudiziali. Riteniamo, infatti, essenziale dedicare spazio sufficiente per fornire informazioni chiare e dettagliate, in linea con gli standard internazionali del consenso informato e permettendo alle persone di esplorare le proprie aspettative e desideri in merito, così da intraprendere decisioni e strade che rispecchino le loro esigenze più autentiche, intime e personali.

 

L’infografica riportata illustra l’iter più comune di un individuo adulto, sia dal punto di vista psicofisico che legale, per le persone che intraprendono un percorso psicologico, medico e legale di affermazione di genere (in questo caso viene riportato l’esempio verso il sesso opposto a quello assegnato alla nascita).

 

 

L’iter inizia quando la persona inizia ad interrogarsi sul proprio genere o avverte e percepisce disforia di genere (1) per cui decide di prendere contatto con associazioni, servizi e professionisti della salute mentale (2) per raccogliere informazioni e affermare la propria identità di genere. A questo punto segue la valutazione clinica e la redazione di una relazione psicodiagnostica con diagnosi di disforia di genere (3) che permette l’accesso alle terapie ormonali (4) e all’avvio dell’iter dell’affermazione legale di genere (5) unitamente a interventi chirurgici di affermazione/allineamento della propria identità di genere al proprio corpo (6).

 

 

Intervento LYR – Un modello integrato per l’affermazione di genere

 

LYR fonda il suo intervento sul lavoro multidisciplinare integrato, con l’obiettivo di fornire supporto sia alle persone transgender sia all’identità non binarie (o creative nel loro genere) sia alle loro famiglie, basandosi sulle ultime ricerche scientifiche che fondano l’intervento sia sulla validazione del singolo sia nel considerare la famiglia un fattore protettivo e di resilienza, laddove sia possibile coinvolgerla.

 

Da qui il nostro titolo Not Lost in Transition: l’ottica di LYR APS è quella di fornire a chiunque ne senta l’esigenza, uno spazio protetto e riservato entro cui sentirsi accolti e accompagnati nei vissuti di confusione, con l’intento di facilitare l’esplorazione e la riflessione libera sui temi identitari (ad es. identità sessuale e di genere, incongruenze e creatività di genere, non-binarismo e disforia).

 

L’obiettivo è quello di attenuare i vissuti di isolamento e discriminazione, ma anche di promuovere un linguaggio familiare che favorisca una consapevolezza nuova, che integri le identità di ciascun membro, basandosi sul diritto di riconoscersi e sentirsi riconosciuti anche negli aspetti di sé più discordanti dalle aspettative familiari.

 

Pertanto, l’intervento è incentrato su alcuni aspetti centrali:

  • Valutazione e Diagnosi di Disforia di Genere o di Incongruenza di Genere;
  • Supporto psicologico dell’adolescent3 e dell3 adult3;
  • Supporto psicologico dell3 famigli3;
  • Psicoterapia integrata tra interventi affermativi e/o familiari, a seconda degli orientamenti di ciascun professionista.

 

Questi interventi sono pensati nel rispetto della specificità delle diverse età e delle situazioni familiari, sociali e personali di ogni persona.

In particolare:

 

Infanzia (0-12): In questi casi l’intervento ha come focus principale la famiglia, che deve essere supportata sia attraverso le adeguate informazioni su temi spesso sconosciuti, sia nello sviluppare un atteggiamento di sostegno verso l’identità de3 figl3, favorendo un’apertura al dialogo, esaminando vissuti di preoccupazione e possibili evoluzioni ed esiti identitari. Per questo diventa fondamentale:

 

  • creare uno spazio riflessivo e non giudicante, in cui ci si possa sentire liberi di esprimersi, accompagnati da terapeut3 espert3 capace di guidare ciascun membro nell’esplorazione di vissuti negativi;
  • favorire un luogo protetto di condivisione, apertura e accettazione positiva;
  • sostenere l’incertezza delle situazioni il cui esito si definirà nel tempo.

 

 

Adolescenza (12-18): L’Intervento è rivolto sia alla famiglia sia all3 adolescent3, rispettando le dinamiche di appartenenza/separazione tipiche dell’età ed è focalizzato sullo specifico bisogno di un luogo protetto e riservato, in cui i tempi della valutazione, della comprensione e della scelta non siano dettati dalla pressione dello sviluppo puberale né dal desiderio di una risoluzione immediata e definitiva. Il focus dell’intervento riguarda la riduzione del senso di isolamento, di imbarazzo e di vergogna; il miglioramento della socializzazione, la corretta informazione, l’espressione personale e l’auto-accettazione, sia per la persona transgender o non binaria, sia per la famiglia. Spesso è importante valutare la possibilità di ampliare il tempo della scelta seguendo l’evoluzione sia di una nuova riflessività sulla propria identità personale e familiare, sia, eventualmente, attraverso l’utilizzo di terapie mediche che possano aiutare a dilatare tale tempo durante lo sviluppo puberale.

 

Adulti (18+): Per gli adulti, l’intervento è volto a offrire uno spazio di valutazione, riflessione, comprensione, chiarificazione e sostegno a tutti i soggetti coinvolti (singoli, coppia, famiglia, famiglia allargata e gruppi di appartenenza), affinché vi possa essere la piena comprensione di se stessi, della propria dimensione identitaria, affettiva e sessuale e per vagliare alternative possibili per una migliore espressione di sé, in accordo con la propria identità di genere esperita e/o desiderata. Ciò viene reso possibile attraverso interventi di sostegno psicologico e/o psicoterapia seguendo il modello teorico affermativo di genere, favorendo compiti di sviluppo tipico (ad es. coming out, differenziazione ed individuazione) nel rispetto dei contesti entro cui “venire fuori” per rendere possibili nuovi progetti di vita.

 

 

Glossario

 

Vengono di seguito riportati solo alcuni termini (i più comuni) che hanno a che fare con l’identità sessuale e di genere di una persona. Per tutto il resto, si rimanda alla possibilità di prendere contatto con l’associazione LYR APS attraverso la mail di riferimento: info@liveyourrainbow.it o attraverso il modulo “contatti” dal sito www.liveyourrainbow.it per potersi interfacciare con terapeut3 espert3.

 

Androgynous o Mixed gender indica l’identità che incorpora aspetti di entrambi i generi, maschile e femminile.

 

Bigender / Gender Fluid rappresenta identità fluide che “si muovono” tra i generi.

Cisgender è il termine usato per descrivere una persona la cui identità ed espressione di genere sono conformi con il sesso assegnato alla nascita.

 

Cross-dressing identifica la pratica che consiste nell’indossare abbigliamento e accessori comunemente ritenuti rappresentativi di un genere diverso dal proprio. Può essere legata a diverse ragioni (personali, artistiche, politiche), ha a che fare con l’espressione di genere, ma non necessariamente con l’identità di genere o con l’orientamento sessuale.

A meno che non sia una scelta personale, è preferibile al termine “travestitismo”, che nasce in ambito medico, con accezione patologizzante.

 

Drag Queen / Drag King è una persona che utilizza abbigliamento caratteristico del sesso opposto a fini spettacolari e ludici. L’orientamento sessuale della persona Drag può essere di tutti gli orientamenti riconosciuti.

 

Espressione di genere (ruolo) si riferisce all’insieme delle aspettative della società rispetto ai comportamenti tipici e riconosciuti socialmente di un uomo e di una donna, ovvero tutto ciò che i due sessi fanno per manifestare la loro mascolinità e femminilità nel contesto sociale e condiviso (atteggiamento, comportamento, abbigliamento).

 

Genderqueer / Genderfuck si riferisce a identità vicine a uno dei due generi, ma non completamente identificati con essi e che rompono un più tipico binarismo maschio-femmina.

 

Identità di genere si riferisce alla parte dell’identità sessuale di una persona, relativa all’esperienza individuale del proprio genere rispetto al genere biologico di nascita (maschile, femminile o intersessuale in caso di non attribuzione di genere alla nascita).

 

Identità sessuale è la dimensione individuale e soggettiva del percepirsi sessuati e del riconoscersi (o meno) rispetto al proprio sesso biologico (altrimenti definito come sesso assegnato alla nascita), rispetto alla propria identità di genere e al proprio orientamento sessuale (attrazione erotica verso una “meta” sessuale) ed espressione di genere (ruolo dell’identità sessuale in interazione con fattori sociali e significati convenzionalmente condivisi).

 

Intersessuale si riferisce a persone che hanno caratteri sessuali primari e/o secondari e che non sono definibili esclusivamente come maschili o femminili.

Misgendering è il modo di riferirsi intenzionalmente a una persona utilizzando nomi, pronomi o aggettivi che non coincidono con la sua identità di genere. Pertanto, può ritenersi una forma di aggressività di tipo verbale e psicologica.

 

MtF / FtM sono delle sigle per identificare persone che nascono nel sesso biologico opposto a quello che sente di essere (Male to Female e Female to Male) e che tenderanno ad avvertire una dimensione disforica che li potrebbe portare a non accettare alcune caratteristiche biologiche sessuali per raggiungere la propria sessualità ed identità percepita attraverso una serie di passaggi tipici dell’affermazione di genere. Sono da ritenersi sigle per lo più mediche, per cui oggi si tende più ad utilizzare termini quali “donna trans” o “uomo trans”.

 

No gender indica un’identità priva di identificazione di qualsiasi genere.

Non binary è una persona che non si riconosce – o non soltanto – nei due poli di genere maschio-femmina. Il termine si riferisce all’identità e all’espressione di genere, ma non all’orientamento sessuale.

 

Orientamento sessuale è l’attrazione erotico-sessuale-affettiva da parte di un individuo verso altri individui che possono essere del suo stesso sesso, del sesso opposto o entrambi. Gli orientamenti sessuali riconosciuti sono quello eterosessuale, omosessuale e bisessuale. L’Asessualità, ovvero la mancanza di attrazione erotico-sessuale (non affettiva!) sta cercando di definirsi come orientamento riconosciuto all’interno del dibattito scientifico.

 

Third gender indica il genere altro o “terzo sesso”. Tipico, ad esempio, delle persone intersessuali che non si sottopongono a intervento di assegnazione chirurgica sessuale.

 

Transfobia è l’insieme delle condotte discriminatorie, stigmatizzanti e vessatorie nei confronti delle persone transgender o delle persone creative di genere. Solitamente si può trovare anche come “omobitransfobia”, termine che include tali condotte nei confronti della comunità LGBTQIA+.

 

Transgenderismo è il termine ombrello usato per descrivere tutte le persone la cui identità di genere varia rispetto alle aspettative e alle norme sociali tipiche della binarietà maschio-femmina. Pertanto, transgender è la persona che non arriva necessariamente a fare interventi medici e/o chirurgici di affermazione di genere, ma si comporta, si abbiglia e si presenta come appartenente al sesso opposto.

 

Transessuale è un termine (sempre meno) usato per descrivere le persone che intraprendono percorsi medicalizzati di affermazione di genere (ad es. assunzione di terapie ormonali e/o operazioni chirurgiche alle caratteristiche sessuali primarie e/o secondarie), così da far corrispondere la loro identità sessuale alla propria identità di genere.

 

Trav è un termine/abbreviazione per indicare una persona che ha l’abitudine di indossare abiti del sesso opposto per affermare la propria identità di genere, per cui le motivazioni sono differenti rispetto ai travestimenti a fini di spettacolo o di lavoro.

 

Trigender / Pangender sono identità fluide che si muovono tra i generi multipli.

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Introduzione

Lo scopo di questo Vademecum è quello di provare a dare una risposta ai tanti interrogativi che questi argomenti suscitano.

L’identità di genere ha visto negli ultimi anni una maggiore complessità nelle sue forme ed espressioni possibili. La complessità è tale per cui le pagine che seguono sono esse stesse una risposta solo parziale, che non pretende di chiarire completamente la profondità che il discorso sull’identità apre dal punto di vista sociale, etico e giuridico. Da psicoterapeuti pensiamo però di poter essere utili a quelle persone – come gli insegnanti, i genitori, i colleghi psicologi e psicoterapeuti – che confrontandosi con queste tematiche si scoprono disorientate, per aiutarle a trovare un modo il più possibile empatico e rispettoso di accompagnare se stessi o i loro cari in un percorso di comprensione e di chiarimento di bisogni identitari complessi.

LYR, come Associazione che nasce e lavora per la promozione della libertà di espressione e della valorizzazione delle differenze, sente il mandato etico di conoscere, rispettare e valorizzare la complessità di queste tematiche, di garantire un intervento aggiornato rispetto alle attuali possibilità di scelta (per esempio la non obbligatorietà dell’intervento chirurgico per la riassegnazione del genere anagrafico) e quindi di aprire la costruzione identitaria in atto, a diversi possibili esiti.

Transitare vuol dire passare oltre o attraverso qualcosa; è qui che si colloca il nostro intervento, nel momento in cui l’attraversare, con i dubbi, le paure, le incertezze e le fatiche, che lo caratterizzano, può essere condiviso. Nell’incontro, nel confronto e nell’ascolto, si trova la possibilità di costruire un passaggio sicuro verso soluzioni originali che rispettino la profonda natura di ognuno, senza perdersi (Not Lost) nella solitudine e nei turbamenti che tante volte caratterizzano questi delicati passaggi.

1. Cosa sono Transgenderismo, Disforia di Genere (DG) e Incongruità di Genere (IG) Identità non binarie?

Quando si parla di Transgenderismo si intende far riferimento a un termine “ombrello” che descrive le persone la cui identità di genere varia rispetto alle aspettative e alle norme binarie di maschile-femminile. Quando non ci si riconosce nel proprio sesso biologico o nel genere assegnato alla nascita, si può vivere un profondo disagio rispetto al corpo sessuato, che viene definito Disforia di Genere (DG).

In alcune situazioni può nascere il desiderio di attenuare o annullare la sofferenza data da un corpo percepito come estraneo, attraverso interventi medici o chirurgici che mirino a raggiungere una congruità tra corpo biologico e identità percepita. In alcune condizioni la disforia non è unicamente fisica, ma anche sociale: si parla allora di Incongruità di Genere (IG) per definire le situazioni in cui alcuni aspetti dell’identità sessuale, come ad esempio l’espressione o il ruolo di genere, non corrispondono a ciò che la persona sente dentro di sé. La maggior parte delle persone con incongruità di genere non sente la necessità di seguire percorsi medicalizzati volti alla riassegnazione di genere, ma può vivere forme altre di atipicità di genere o di identità non binarie (vedi Glossario).

2. Incidenza e Stime

Sebbene esistano nella letteratura internazionale molti studi relativi alle stime e all’incidenza, rimane difficile avere dati certi di prevalenza perché le differenze socio-culturali tra i diversi Paesi, nonché la varietà delle forme che l’identità di genere può assumere, rendono impossibile “catturare” la reale portata di questi fenomeni.

3. Quando compaiono?

L’età d’esordio può variare molto, ci sono casi di bambini/e che vivono questa condizione già nei primi anni di vita, alcuni che cominciano a percepirli all’arrivo della pubertà e infine altri solo in età adulta. Le forme di espressione, la presenza o meno di un disagio connesso a questa condizione, l’ambiente in cui si manifesta e il modello di intervento variano quindi a seconda dell’età a cui facciamo riferimento.

Tra 0 e 12 anni:

Quando questa condizione viene vissuta già in età infantile, si manifesta con disgusto per i propri caratteri sessuali distintivi (biologici), con l’assunzione di ruoli e atteggiamenti tipici del sesso opposto, attraverso:

–  rifiuto della propria mascolinità o femminilità;

–  preferenza per indossare abbigliamento tipicamente dell’altro sesso;

– preferenza per ruoli tipicamente legati al genere opposto, nonché per giochi e attività stereotipicamente utilizzati dall’altro genere.

Tali comportamenti possono essere presenti già intorno ai 2 anni di età del bambino/a, ma l’evoluzione è aperta a diversi esiti: infatti, solo il 20-30% dei casi manterrà la disforia di genere dopo la pubertà assumendo un’identità transgender (Persisters); il restante 70-80% assumerà con la pubertà un’identità cisgender (Desisters). L’orientamento sessuale, sia dei persisters che dei desisters, può essere eterosessuale, omosessuale, bisessuale o non binario. Il disagio ad essa associato dipende da diversi fattori e non è necessariamente presente né nei/nelle bambini/bambine né nelle famiglie, ma spesso può accompagnare tali situazioni a vari livelli e a vari gradi.

 Tra 12 e 18 anni

La disforia di genere (DG) può esordire nelle fasi pre-adolescenziale e adolescenziale; in questi casi l’esordio può essere improvviso oppure rivelare la presenza di una disforia di genere già esistente nell’infanzia, ma non necessariamente già evidenziata dall’ambiente.

Dopo i 18 anni

Quando l’esordio si manifesta in età adulta, l’identità sessuale è già strutturata e il soggetto può trovarsi in situazioni familiari consolidate, che spesso implicano anche il coinvolgimento dei coniugi e dei figli.

4. Interventi Medici

Le raccomandazioni internazionali supportano la necessità, in casi selezionati, anche di un intervento medico o chirurgico. In Italia la somministrazione di ormoni che ritardano la pubertà (analoghi GnRH- bloccanti ipotalamici) è stata autorizzata nel 2018 dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ed è un intervento completamente reversibile.

Se il percorso prosegue nella direzione della transizione, si comincia una terapia ormonale per l’affermazione del genere, cioè femminilizzante o mascolinizzante (dall’ottobre 2020, l’AIFA ha inserito gli ormoni mascolinizzanti e femminilizzanti tra quelli completamente a carico del SSN: Determina n. 104273/2020 e Determina n. 104272/2020) che ha effetti parzialmente reversibili e che è propedeutica agli interventi chirurgici di riassegnazione sessuale che sono invece completamente irreversibili.

Gli interventi medici hanno un impatto sul corpo che è quindi via via sempre più definitivo e definitorio, fino alla riassegnazione anagrafica del genere. È per questo motivo che nel nostro modello di intervento, lontani dall’assumere posizioni precostituite, consideriamo di fondamentale importanza dedicare l’adeguato spazio perché le informazioni, le aspettative, le fantasie su questo tema possano essere elaborate e portare a una scelta che corrisponda, in ogni singolo caso, alle più intime esigenze di ogni persona.

Nell’infografica di seguito riportata è schematizzato l’iter più comune dal punto di vista psicofisico e legale.

5. Intervento LYR – Not Lost in Transition

LYR fonda il suo intervento sul lavoro multidisciplinare e scientifico, con l’obiettivo di fornire supporto alle persone transgender con DG o IG e alle loro famiglie.

Perché Not Lost in Transition? L’ottica di LYR è quella di fornire uno spazio protetto e riservato entro cui sentirsi accolti e non persi (Not Lost) e favorire, pertanto, un’esplorazione libera sul tema dell’identità sessuale a chiunque ne senta l’esigenza. Essere riconosciuti e accompagnati nella fase di transizione (in Transition), vuol dire attenuare i vissuti di isolamento e discriminazione, ma anche promuovere una differente consapevolezza di sé e del proprio diritto a riconoscere e a sentire riconosciute le proprie esigenze identitarie.

L’intervento è incentrato su:

  • Valutazione e Diagnosi di Disforia di Genere o di Incongruenza di Genere;
  • Supporto psicologico dell’adolescente, dell’adulto e della famiglia;

Tali interventi sono pensati nel rispetto della specificità delle diverse età e situazioni familiari, sociali personali di ogni persona coinvolta.

Infanzia (0-12) – In questi casi l’intervento ha come focus principale la famiglia, che deve essere supportata sia attraverso le adeguate informazioni su temi spesso sconosciuti, sia nello sviluppare un atteggiamento di sostegno verso l’identità del proprio figlio/a, favorendo un’apertura alle diverse e possibili evoluzioni di tale identità.

Per ciò sono importanti:

–  la condivisione e l’accettazione non giudicante della Disforia o Incongruenza di Genere;

–  l’individuazione dei fattori di rischio e dei fattori protettivi presenti nella famiglia;

–  il sostegno nel tollerare l’incertezza di una situazione il cui esito si definirà solo più tardi nel periodo adolescenziale.

Adolescenza (12-18) – L’Intervento è rivolto sia alla famiglia sia all’adolescente, rispettando le dinamiche di appartenenza/separazione tipiche dell’età ed è focalizzato sullo specifico bisogno di un luogo riservato in cui i tempi della comprensione e della scelta non siano dettati dalla pressione dello sviluppo puberale, che talvolta può esigere risposte immediate e definitive. Il focus dell’intervento riguarda la riduzione del senso di isolamento, di imbarazzo e di vergogna; il miglioramento della socializzazione, la corretta informazione, l’espressione personale e l’auto-accettazione. Spesso è importante valutare la possibilità di ampliare il tempo della scelta seguendo l’evoluzione della DG, eventualmente anche attraverso l’utilizzo di ormoni che ritardano lo sviluppo puberale.

Adulti (18+) – Per gli adulti, l’intervento è volto a offrire uno spazio di riflessione, comprensione, chiarificazione e sostegno a tutti i soggetti coinvolti (singoli, coppia, famiglia, famiglia allargata e gruppi di appartenenza), affinché vi possa essere la piena comprensione di se stessi, della propria dimensione identitaria, affettiva e sessuale e per vagliare alternative possibili per una migliore espressione di sé. Ciò viene reso possibile attraverso il sostegno psicologico al proprio coming out, nel rispetto dei contesti entro cui “venire fuori” e valutando le possibilità di nuovi progetti di vita.

6. Glossario

Androgynous o Mixed gender indica l’identità che incorpora aspetti di entrambi i generi, maschile e femminile.

Bigender / Gender fluid rappresenta identità fluide che “si muovono” tra i generi.

Cisgender è il termine usato per descrivere una persona la cui identità ed espressione di genere sono conformi con il sesso assegnato alla nascita.

Cross-dressing identifica la pratica che consiste nell’indossare abbigliamento e accessori comunemente ritenuti rappresentativi di un genere diverso dal proprio. Può essere legata a diverse ragioni (personali, artistiche, politiche), ha a che fare con l’espressione di genere, non necessariamente con l’identità di genere o con l’orientamento sessuale.

A meno che non sia una scelta personale, è preferibile al termine “travestitismo”, che nasce in ambito medico con accezione patologizzante.

Drag Queen / Drag King è una persona che utilizza abbigliamento caratteristico del sesso opposto a fini spettacolari e ludici. L’orientamento sessuale della persona Drag può essere di tutti e tre gli orientamenti riconosciuti.

Espressione di genere (ruolo) si riferisce all’insieme delle aspettative della società rispetto ai comportamenti tipici e riconosciuti socialmente di un uomo e di una donna, ovvero tutto ciò che i due sessi fanno per manifestare la loro mascolinità e femminilità nel contesto sociale e condiviso.

Genderqueer / Genderfuck si riferisce a identità vicine a uno dei due generi, ma non completamente identificati con essi e che rompono il binarismo maschio-femmina.

Identità di genere si riferisce alla parte dell’identità sessuale di una persona, relativa al genere biologico di nascita (maschile, femminile o intersessuale in caso di non attribuzione di genere alla nascita).

Identità sessuale è la dimensione individuale e soggettiva del percepirsi sessuati e riconoscersi (o meno) rispetto all’identità di genere (sesso biologico); orientamento sessuale (attrazione erotica verso una “meta” sessuale) ed espressione di genere (ruolo dell’identità sessuale in interazione con fattori sociali e significati convenzionalmente condivisi).

Intersessuale si riferisce a persone che hanno caratteri sessuali primari e/o secondari che non sono definibili esclusivamente come maschili o femminili.

Misgendering è il modo di riferirsi intenzionalmente a una persona utilizzando nomi, pronomi o aggettivi che non coincidono con la sua identità di genere. Pertanto, può ritenersi una forma di aggressività di tipo verbale e psicologica.

MtF / FtM sono delle sigle per identificare persone che nascono nel sesso biologico opposto a quello che sente di essere (Male to Female e Female to Male) e che tenderanno ad avvertire una dimensione disforica che li porterà a non accettare alcune caratteristiche biologiche sessuali per raggiungere la propria sessualità percepita attraverso una serie di passaggi tipici della transizione (integrazione tra identità psichica e identità fisica).

No gender indica un’identità priva di identificazione di qualsiasi genere.

Non binary è una persona che non si riconosce – o non soltanto – nei due poli di genere maschio-femmina. Il termine si riferisce all’identità e all’espressione di genere, non all’orientamento sessuale.

Orientamento sessuale è l’attrazione erotico-sessuale-affettiva da parte di un individuo verso altri individui che possono essere del suo stesso sesso, del sesso opposto o entrambi. Gli orientamenti sessuali riconosciuti sono quello eterosessuale, omosessuale e bisessuale. L’Asessualità, ovvero la mancanza di attrazione erotico-sessuale (non affettiva!) sta cercando di definirsi come orientamento riconosciuto all’interno del dibattito scientifico.

Third gender indica il genere altro o “terzo sesso”. Tipico, ad esempio, delle persone intersessuali che non si sottopongono a intervento di assegnazione chirurgica sessuale.

Transfobia è l’insieme delle condotte discriminatorie, stigmatizzanti e vessatorie nei confronti delle persone transgender o della transessualità più in generale.

Transgenderismo è il termine ombrello usato per descrivere tutte le persone la cui identità di genere vari rispetto alle aspettative e alle norme caratteristiche della binarietà maschio-femmina. Pertanto, transgender è la persona che non arriva necessariamente a fare l’intervento chirurgico di riassegnazione sessuale, ma si comporta esteriormente, si abbiglia e si manifesta come appartenente al sesso opposto.

Transessuale è un termine (sempre meno) usato per descrivere le persone che stanno cambiando o hanno cambiato i loro corpi attraverso interventi medici come somministrazione di ormoni e operazioni chirurgiche, così da far corrispondere la loro identità di genere alla propria identità sessuale.

Trav è un termine/abbreviazione per indicare una persona che ha l’abitudine di indossare abiti del sesso opposto, per una motivazione differente rispetto ai travestimenti a fini di spettacolo o di lavoro.

Trigender / Pangender sono identità fluide che si muovono tra i generi multipli.

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Perché Not Lost in Transition?

LYR offre uno spazio protetto e riservato in cui sentirsi accolti e non persi (Not Lost) per favorire un’esplorazione libera sul tema dell’identità sessuale a chiunque ne senta l’esigenza.

Essere riconosciuti e accompagnati nella fase di transizione (in Transition), vuol dire attenuare i vissuti di isolamento e discriminazione, ma anche promuovere una differente consapevolezza di sé e del proprio diritto a riconoscere e a sentire riconosciute le proprie esigenze identitarie.

L’intervento è incentrato su:

– Valutazione e Diagnosi di Disforia di Genere o di Incongruenza di Genere;
– Supporto psicologico dell’adolescente, dell’adulto e della famiglia;
– Psicoterapia.

Tali interventi sono pensati nel rispetto della specificità delle diverse età e situazioni familiari, sociali e personali di ogni Persona coinvolta.

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LYR offre uno spazio protetto e riservato in cui sentirsi accolti e non persi (Not Lost) per favorire un’esplorazione libera sul tema dell’identità sessuale a chiunque ne senta l’esigenza.

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